Si sveglia nel cuore della notte, con un gran mal di testa, la testa gli scoppia, la bocca impastata, ha esagerato come al solito, ma subito si ricorda, e la felicità è più forte del mal di testa. Paola se n’è andata! L’ha lasciato!
Non poteva ancora durare per molto. La sua aggressività, i suoi scatti d’ira, non li sopportava. Hanno litigato crudelmente, lei se n’è andata sbattendo la porta, e adesso lui è libero. Libero! E decide di fare come nei film: radunare tutte le sue cose in uno scatolone, chiudere subito il discorso, lì nel cuore della notte.
Lo scatolone del computer va bene, ce ne sta di roba. Dentro: i suoi libri, le sue foto, i suoi pupazzetti, e poi via via, in bagno, via ste accidenti di saponette profumate alla papaya del guaranì, nauseanti, via via, e poi via i suoi vestiti, anche per terra li ha lasciati, brutta stronza, le sue mutandine, la sua foto sul comodino, il suo cellulare – pure questo ha lasciato! – e la vede: lei è sotto le coperte, nel letto, nel loro letto, che dorme.
Paolo capisce che si è sognato tutto, che Paola non l’ha mollato proprio per niente. Subito torna la stanchezza, la testa pesante, il sonno: torna a dormire.
Al mattino si sveglia con la voce di lei: “paolo paolo paolo dov’è la mia roba dai devo andare a lavorare mi devo vestire paolo paolo dai svegliati dimmi dove sono i miei vestiti il mio cellulare le mie mutandine PAOLO SVEGLIATI CAZZO DOVE HAI MESSO LE MIE MUTANDINE BRUTTO STRONZO!!!”
“Dentro lo scatolone,” biascica lui, dormivegliando.