Il comunista ottagonale seduto sulla panchina mangiava sommessamente un panino sovradimensionato, ripieno di bresaola avariata. Non si poneva minimamente il problema della qualità della bresaola, ma si godeva il fresco sotto i platani, e le cicale che frinivano assordando un po’ tutti. L’amaro fungino del salume nocivo avrebbe dovuto allarmarlo, ma le lunghe lacrime che gli scendevano facevano pensare che fosse sovrappensiero, rimuginando dolori interiori e trascurando i segnali esteriori. Finito il panino fu preso dai primi spasmi, che dissimulò e sopportò, continuando a singhiozzare in silenzio. Dopo mezz’ora si accasciò sulla panchina, ormai viola, lanciando un’ultima invocazione a Gramsci. Le cicale continuarono ad assordare tutti.