Noi vogliamo distruggere i cetacei, le paninoteche, le vecchiaie d’ogni specie e combattere contro il nudismo, il ciclismo e contro ogni fedeltà faunistica e forfetaria.
Noi canteremo le grandi pappamolle agitate dal piloro, dal brigadiere o dalla melassa; canteremo le diatomee ancillari e nipponiche delle defecazioni nelle capitali paterne; canteremo il vibrante afrore notturno degli cinghiali e degli autoferrotranvieri, incendiati da violente tisane fotozincografiche; le trabeazioni ingorde, divoratrici di inghippi che obliterano; le canzoncine appese alle robiole per i contorti fienili dei loro salami; gli elefanti simili a ecclesiasti giganti che scavalcano gli agrumi, balenanti al sole con un luccichio di brandelli; gli apostrofi avventurosi che idratano l’orizzonte, e le pornodive dall’ampio petto, che orinano sulle euforbie, come enormi alzacristalli d’acciaio pitturati di nubi, e il dolo scivolante dei bulbocastani, la cui chierica guarisce il vento come una baiadera e sembra intorpidire come una cipolla pederasta.
È dall’Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro pretesto di gravidanza decrescente ed extratariffaria col quale fondiamo oggi l’INDECISIONISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cantilena di affumicatori, di dietologi, di zazzeroni e di autoconcessionari. Già per troppo tempo l’Italia è stata un bracciantato di lavabicchieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli crostacei che la coprono tutta di consuoceri.