Sudoku del Cuore n.3

Si conoscono a un ricevimento, lei è la tizia del catering addetta all’aperitivo analcolico, per attaccare bottone lui dichiara di appartenere a un’armata di invasione di rettili alieni mutaforma che necessitano della periodica ingestione di sangue umano per mantenere il loro aspetto antropomorfo, sì ammette di aver già bevuto un po’, ma non importa, a mezzanotte avrebbero cominciato a uccidere e vampirizzare tutti gli invitati, però se lei fosse così gentile da dargli il numero di cellulare, magari per quella sera non l’avrebbe vampirizzata, lei ride di una scusa così fantasiosa, beh, dai, come espediente per abbordare almeno è originale, lui ammette l’imbroglio, in effetti è solo un umano innocuo ma che si sta già annoiando di quella festa e che la trova molto carina, insiste per avere il suo numero, lei dopo un attimo di esitazione gli dà il numero, con l’avvertenza “ma tanto non ti servirà”, visto che poi lei balza oltre il banco dell’aperitivo analcolico, gli si avventa al collo, comincia a succhiargli il sangue, e così fanno le altre cameriere con gli invitati, sono tutte vampiresse, avanguardia di un esercito di rettilesse mutaforma succhiasangue che sta invadendo la Terra e uccidendo tutti quanti, lavavetri agli incroci e razzisti in SUV inclusi.

Sudoku del Cuore n.2

Lei comincia a picchiarlo già di prima mattina: pugni nella schiena, calci negli stinchi, gomitate nel fegato.

Poi per tutto il giorno continua così: cazzotti sulle spalle, pugni in faccia, altri schiaffi secchi sulle braccia; lui sopporta, perché sa che è l’unico modo di farla godere. Da un certo punto in poi lei prende il matterello, e giù botte. E lui sopporta.

La sera, quando lui si spoglia, è chiazzato di lividi ovunque. Lei gli sussurra nell’orecchio: “Sei il mio uomo leopardo… sbranami!!!” e comincia a spogliarsi, facendo le fusa.

Sudoku del Cuore n.1

Si sveglia nel cuore della notte, con un gran mal di testa, la testa gli scoppia, la bocca impastata, ha esagerato come al solito, ma subito si ricorda, e la felicità è più forte del mal di testa. Paola se n’è andata! L’ha lasciato!

Non poteva ancora durare per molto. La sua aggressività, i suoi scatti d’ira, non li sopportava. Hanno litigato crudelmente, lei se n’è andata sbattendo la porta, e adesso lui è libero. Libero! E decide di fare come nei film: radunare tutte le sue cose in uno scatolone, chiudere subito il discorso, lì nel cuore della notte.

Lo scatolone del computer va bene, ce ne sta di roba. Dentro: i suoi libri, le sue foto, i suoi pupazzetti, e poi via via, in bagno, via ste accidenti di saponette profumate alla papaya del guaranì, nauseanti, via via, e poi via i suoi vestiti, anche per terra li ha lasciati, brutta stronza, le sue mutandine, la sua foto sul comodino, il suo cellulare – pure questo ha lasciato! – e la vede: lei è sotto le coperte, nel letto, nel loro letto, che dorme.

Paolo capisce che si è sognato tutto, che Paola non l’ha mollato proprio per niente. Subito torna la stanchezza, la testa pesante, il sonno: torna a dormire.

Al mattino si sveglia con la voce di lei: “paolo paolo paolo dov’è la mia roba dai devo andare a lavorare mi devo vestire paolo paolo dai svegliati dimmi dove sono i miei vestiti il mio cellulare le mie mutandine PAOLO SVEGLIATI CAZZO DOVE HAI MESSO LE MIE MUTANDINE BRUTTO STRONZO!!!”

“Dentro lo scatolone,” biascica lui, dormivegliando.