Fiaba Piccolo Borghese n.8

Non mi dire! Cioè, no, volevo dire, dimmelo!C’era una volta una piccola casuccia nel bosco, ove viveva una famigliola povera, poverissima, povera in un modo quasi disgustoso. Babbo e Mamma avevano 7 figli, poveri e macilenti anche loro. Ah, sì, c’è poi da dire che il più piccolino si chiamava Pollicino, da quant’era piccolo.

Il problema all’ordine del giorno in quella famiglia era il nutrirsi: grande fonte di tribolazione e dolore era infatti la ricerca quotidiana di un pasto per riempire le budella, e il babbo spesso tornava a casa la sera senza niente da mettere nel piatto, anche perché non sapeva cacciare, né coltivare, né fare niente, se non lamentarsi e disperarsi. Avrebbe voluto tanto partecipare al Grande Fratello, ma all’epoca la televisione non l’avevano ancora inventata, anche se comunque l’idea era nell’aria.

Una sera il babbo tornò a casa con il paniere ancora una volta vuoto, e cedette alla disperazione: disse che non ce la faceva più a vedere tutti quei figlioli sempre più magri e macilenti. Propose quindi di sperderli nel bosco, che andassero a morire di fame lontano dai suoi occhi. La madre prese a disperarsi, a piangere, eccetera, ma non disse nulla, e andò a letto a sopire il suo dolore.

La mattina dopo il padre cominciò a vestirsi per andare a sperdere i filgi nel bosco, Pollicino compreso che si era già riempito le tasche di sassolini bianchi, quando la madre lo fermò e disse: “No, non c’è bisogno di sperdere nessuno, noi siamo disgraziati, è vero, ma dobbiamo chiedere aiuto allo Stato. Dov’è lo Stato, quando c’è bisogno? Dove sono le Autorità Preposte? Noi non paghiamo le tasse come tanti altri, ma i nostri figli hanno comunque il diritto di mangiare! Anche Pollicino! Adesso ci penso io!”

E la mamma scese giù in città, combinò alcune faccende, unse alcune ruote, ricattò due cognati, dato che c’era fece un po’ di sciopping con la revolving card, finché a sera tornò a casa trionfante:

“Ecco! Tutto sistemato! Arrivano i soldi! Adesso abbiamo il Buono Aiuto Alla Vita grazie a una legge del centro destra, un Buono Scuola Per Le Scuole Cattoliche Private grazie a una legge del centro sinistra, e tu hai un posto di lavoro in Provincia grazie a tuo fratello! Visto? Basta chiedere!”

E la famiglia di Pollicino visse a spese dello Stato felice e contenta per lunghi e  tanti anni. E senza neanche pagare un euro di tasse! Che è la cosa più importante.

Fiaba Piccolo Borghese n.7

Assaggerai la lama della mia mezzaluna, cane infedele!“C’era una volta una piccola capanna nel bosco dove viveva la Famiglia Che Non Guardava La TV.”

“Come sarebbe a dire che non guardavano la TV? Non è possibile!”

“Eh, lo so, ma questa è una fiaba, tutto può succedere nelle fiabe!”

“Eh, già, eh già, è vero!”

“Nella casa della Famiglia Che Non Guardava La TV la vita scorreva inutile e sostanzialmente triste: Il Babbo Che Non Guardava La TV arrivava a casa la sera dopo una giornata di duro lavoro, la Mamma Che Non Guardava La TV preparava la cena e i due Bambini Che Non Guardavano La TV giocavano con le costruzioni.”

“Che triste, nonna! Che famiglia triste. Ma perché non guardavano la TV? Era rotta?”

“Eh, mia cara, ma in quella casa la TV non c’era proprio! Per questo non la guardavano. Pensa che cenavano tutti insieme senza guardare la TV! E la sera andavano sempre a dormire senza TV!”

“Ma pensa! Senza TV! Brrr! Che spavento!”

“Ma un bel giorno la notizia che c’era una Famiglia Che Non Guardava La TV giunse alle orecchie dell’Imperatore. ‘Ma come!’, disse l’Imperatore, “non è possibile che ci siano certe barbarie, nel mio regno tutti devono essere felici! Una famiglia che non guarda documentari, telegiornali, e la pubblicità, come fanno senza pubblicità? Ma dico io! Perfino i rom, i negri che raccolgono i pomodori e i camorristi guardano la TV! La sera, tutti arrivano a casa e guardano la TV! Portate subito a quella famiglia una TV: gliela regalo io!

I gendarmi a cavallo, col pennacchio tutto bello lucido, portarono alla casa nel bosco dove viveva la Famiglia Che Non Guardava La TV una bella TV da 50 pollici, LCD, già con il DVB-T2 integrato e con 25 ingressi HDMI, insomma, mia cara, una bella bestia! Full HD, poi, eh!”

“Come la nostra? Anche la nostra ha 50 pollici!”

“Eh, ma la nostra ha solo 4 ingressi HDMI, quella ne aveva 25! Venticinque ingressi HDMI, tutti in fila, che facevano paura, che appena ti avvicinavi ti mordevano con i loro dentini, GNAM!, e poi avresti dovuto vedere quant’era grosso il LED dello stenbài!”

“La lucina rossa del TV che resta accesa? Quella lì! Quella che mi fa paura? Era tanto grossa?”

“Era la più grossa lucina rossa del TV che fosse mai esistita! Era enorme! Quando di notte restava accesa, faceva la luce di un faro! Sembrava la luce dell’inferno, l’occhio fiammeggiante del diavolo, te lo dico io!”

“Basta! Basta! Vai avanti, vai avanti, che ho paura!”

“Sì, allora, i gendarmi consegnarono la TV grossa grossa alla Famiglia Che Non Guardava la TV, e il capo dei gendarmi disse: ‘E adesso questa la dovete guardare! Sennò: guai!’ E via, cloppiti clop, galopparono verso il nulla.”

“Giusto! Bravi! Così si fa! Verso il nulla! E poi? E poi?”

“E poi: la Famiglia Che Non Guardava La TV continuò a non guardare la TV, e a vivere in uno stato di sottosviluppo mentale disdicevole. Quando dopo un mese, una settimana e un giorno tornarono i gendarmi, invece di impiccarli o di decapitarli fecero di peggio: chiamarono una troupe di Melaverde (trasmissione della domenica mattina su rete4, condotta da Edoardo Raspelli e Ellen Hidding) che girò un bel servizio chiamandoli ‘selvaggi’, la Famiglia Che Non Guardava La TV venne catturata dai cacciatori e, chiusa dentro una gabbia, diventò ospite fisso di Buona Domenica.”

“Che bello! Che bello! Che bello! Così imparano a non guardare la TV!”

“Eh, sì, il Bene trionfa sempre! Però adesso ninna!”

“Sì. Notte notte, nonnina: adesso puoi pure levarti dalle palle.”

Fiaba Piccolo Borghese n.6

Indispensabile ai delicati di stomaco, ai sofferenti di fegato e a tutti coloro che devono limitare i grassi  - Forte risparmio nella spesa quotidiana!“C’era una volta una Principessa tutta vestita di blu, che si chiamava…”

“BrioBlu!”

“Come? No, qui c’è scritto che si chiamava…”

“Brio Blu! E la sorella cattiva Brio Rossa!”

“No, guarda, cara, qui c’è scritto…”

“No no no, io voglio che mi racconti la storia delle principesse Brio Rossa e Brio Blu: rossa o blu mi piaci tu!”

“Eh, ma io non so, io non le ho mai sentite nominare, non so…”

“Ma come! Le fanno alla televisione! E tu non le vedi? Nonna, io voglio la storia delle Principesse Rocchetta Rossa e Blu! Con l’acqua che fa tanto bene!”

“Eh dunque vediamo un po’, c’era una volta una Principessa Rocchetta Blu che aveva una sorella Rocchetta Rossa, che nello spot sono interpretate da un’attrice che probabilmente aveva bisogno di molti soldi, perché sennò altrimenti non si spiega.”

“Ah, allora vedi che l’hai vista anche tu la pubblicità?”

“Sì, sì. Allora, Rocchetta Blu era intelligente e buona con tutti, invece Rocchetta Rossa era cattiva e perfida. Un giorno Rocchetta si innamora di un bellissimo Principe Azzurro, e cerca di farsi notare, una volta lo incontra nell’ascensore e gli dice “tu sei azzurro, io sono blu, siamo fatti l’uno per l’altra”, il Principe Azzurro in realtà sarebbe stato un Principe Bianco, ma aveva sbagliato a fare la lavatrice e allora era diventato Azzurro, ma questo non lo sapeva nessuno, anche perchè grazie al fatto che era Azzurro aveva il parcheggio gratis al Castello, ma allora Rocchetta Rossa diventa gelosa perché il Principe Azzurro piaceva tanto anche a lei, e quindi la Rocchetta Rossa si mette in lavatrice con dentro i fogli della Coloreria Italiana, quelli che servono per cambiare colore ai vestiti, e diventa Blu anche lei, va dal Principe Azzurro, gli dice che ha cambiato idea che anzi adesso lo odia, e gli tira uno schiaffo, e allora il Principe Azzurro decide di innamorarsi della sorella Rossa di Rocchetta Blu, ma quando va a cercarla trova due Principesse Blu (devi sapere infatti che i colori della Coloreria Italiana sono molto buoni, non vanno più via, e ormai la Principessa Rossa per quello strano incantesimo ormai era condannata a restare blu), il Principe Azzurro nel vedere due Principesse Blu decide di cambiare e diventa Verde, poi la vera Principessa Blu si tinge color Viola Glamour, la Principessa Rossa diventata Blu Mare si tinge Gialla a puà Rosa, e l’Amministratore Delegato della Coloreria Italiana si fregava le mani perché mai aveva venduto così tanto, e il fatturato schizzava verso l’alto, e tuttti vissero felici e contenti.”

“Nonna, cos’è il fatturato?”

“E’ una cosa molto importante, piccola mia, la cosa più importante di tutte, lo imparerai da grande, quando l’aziendina di tuo padre diventerà tua. Adesso però notte notte, piccola mia.”

“Notte notte, nonnina. Adesso per piacere vattene che puzzi.”

Fiaba Piccolo Borghese n.5

Lo splendore torna e ritorna passandovi uno straccio umido!“C’era una volta una piccola fiammiferaia, tutta vestita di stracci, che cercava di vendere i suoi fiammiferi ai passanti, e rincorreva i signori ricchi e tatuati, soprattutto quelli che parlavano all’iphone, e gli diceva ‘prego signore bello compra miei fiamiferi, compra miei fiamiferi, fiamiferi buoni!’, e loro gli sputavano addosso, centrandola anche da distante.”

“Così si fa! Che poi, dico, manco l’italiano imparano, vengono qui, e pretendono di farsi capire senza sapere neanche l’italiano.”

“Beh a dire il vero, ci sono anche degli italiani che l’italiano non lo sanno, eppure…”

“Sì, vabè, ma non è questo il punto, è che sti stracomunitari rom puzzano!”

“Sì hai ragione anche tu, comunque, c’era sta fiammiferaia stracomunitaria…”

“Che poi, oggi con tutti sti accendini zippo che ci sono, quella vendeva ancora i fiammiferi? Era rimasta indietro, ma tanto!”

“Eh, vabè, io adesso non so, abbi pazienza, la fiaba dice questo. Allora, la piccola fiammiferaia…”

“Eh, nonna, cheppalle! Ma non ne sai di fiabe più moderne? Vabè, ho capito, prendo sonno ascoltando Tiziano Ferro.”

Dopodiché, a suon di calci, sbatte fuori la nonna dalla cameretta.

Fiaba Piccolo Borghese n.4

L'alcolismo femminile è una piaga che si può debellare.

C’era una volta una piccola bambina di nome Cappuccetto Rosso, che doveva portare un cestino di bevande e cibo alla nonna ammalata.

La mamma le disse di non andare nel bosco e di tenersi sulla strada, soprattutto perché sulla strada al km 23 avrebbe trovato un bel negozio Conpibel, e siccome era stagione di saldi, Cappuccetto Rosso avrebbe fatto tanto bene a cambiare finalmente quell’orrido soprabitino rosso, e comprarsi chessò un bel completino, un soprabitino, un gilerino nuovo, e difatti Cappuccetto Rosso non scelse la strada del bosco, si tenne sulla statale, e al km 23 trovò l’outlet Conpibel, parcheggio non ce n’era perché era stagione di saldi e “tutto il mondo” aveva avuto la sua stessa idea, un casino di gente che non ti dico, e quindi fece marcia indietro, passò per il bosco, incontrò il lupo, etc etc etc.

(Che, se quelli della Conbipel avessero fatto un parcheggio più grosso, tutto quello che seguì non sarebbe successo, e il lupo sarebbe ancora vivo e vegeto).

Fiaba Piccolo Borghese n.3

Questa è la mia Singer. Ce ne sono tante come lei, ma questa è la mia. La mia Singer è la mia migliore amica, è la mia vita. Io debbo dominarla come domino la mia vita. Senza di me la mia Singer non è niente; senza la mia Singer io sono niente.

C’era una volta una piccola ragazza che tutti chiamavano Cenerentola, e che le sorellastre tenevano reclusa in casa, costretta a fare le pulizie e tutte le faccende, anche le più pesanti.

In questo modo le due sorellastre risparmiavano i soldi della colf, perchè anche prendendola in nero comunque era una spesa. I soldi così risparmiati li spendevano tutti in antirughe e liposuzioni ristrutturanti.

Cenerentola ad un certo punto avrebbe dovuto in contrare una Fata, ma era troppo povera, davvero troppo povera, l’hashish per un bel trip non se lo poteva permettere, quindi Cenerentola non vide nessuna fata.

Fiaba Piccolo Borghese n.2

Insaponarsi che goduria!

C’era una volta…
– Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
E difatti c’era questo vecchio falegname, maestro Giliegia, che trovò questo pezzo di legno, e siccome aveva tanto freddo lo prese e lo gettò nel caminetto, e quel pezzo di legno prese fuoco, e una vocina prese a urlare “aiuto aiuto scotta scotta ahia brucio aiutoooo!”, ma maestro Ciliegia era quasi sordo, non aveva l’apparecchio acustico perchè da libero professionista non aveva mutua, e lui era povero e viveva solo con i pochi proventi di un lavoro autonomo dissanguato da tasse, contributi, balzelli e Studi di Settore, e poi IVA IRAP (che alla fine non gliela avevano tolta nonostante le mille promesse), e poi i contributi, l’INAIL, la TELECOM, la TARSU, sti quattro ladri che ci governano, e tutta un’altra serie di decime e imposte e addizionali comunali regionali che, a detta delle associazioni di categoria, dissanguano l’artigiano e la piccola impresa, vera Spina Dorsale dell’Economia Nazionale e Motore Produttivo del Paese etc etc etc sostazialmente in conseguenza di tutto ciò insomma quindi: maestro Ciliegia non aveva l’apparecchio acustico, non sentì il piccolo pezzo di legno lamentarsi mentre bruciava, e quando il pezzo di legno parlante si consumò del tutto nella bottega di maestro Ciliegia calò nuovamente il silenzio.

(Il Gatto e la Volpe sono ancora lì che aspettano seduti all’Osteria del Gambero Rosso, tamburellando nervosamente sul tavolaccio, chiedendosi: “Ma che fine ha fatto quello stupido burattino? A quest’ora doveva essere già arrivato da un pezzo! Noi qui abbiamo fame!”)

Fiaba Piccolo Borghese n.1

Che bello!C’era una volta, in un magnifico e alto castello, una principessa bellissima che viveva reclusa in un’alta torre; un enorme drago la teneva prigioniera, e la principessa aspettava un Principe Azzurro che la venisse a liberare.

Lì vicino c’era un piccolo paese, dove viveva un principe azzurro; essendo bamboccione, viveva a 40 anni con i genitori; sentita la storia della povera principessa prigioniera, al principe azzurro prese l’uzzolo di andare a liberarla, e poi uccidere il drago, e poi sposarla, e poi andare a vivere in un castello, e poi vivere felici e contenti per il resto dei loro giorni, e cose così.

Ma i genitori del principe azzurro, appena ebbero sentore di quello che passava per la testa a quell’imbecille del loro figlio, cominciarono a dirgli di lasciar perdere, che lui i draghi non sapeva neanche com’erano fatti, che doveva fare attenzione ai colpi di caldo (e, si sa, che i draghi di caldo ne fanno eccome!), che alla sua età loro si erano già trovati un lavoro serio, altro che andare in cerca di draghi, e che per esempio perchè il principe non si sposava con la figlia del banchiere del paese, che poi così ci scappava pure che il suocero lo sistemava in banca a fare un lavoro sicuro, ben retribuito e dal futuro certo? E poi, le prospettive di carriera non erano niente male. Certo, la figlia del banchiere era un po’ bruttina, ma era lì, a portata di mano, non c’era mica bisogno di salire sul cavallo, che poi, al giorno d’oggi, lo sai quanto costa mantenere un cavallo? Con quello che costa la biada! E poi, benedetto figlio mio, e l’armatura? Ma hai idea di quel che costa un’armatura? Qui campiamo solo con la pensione del tuo babbo, la mia pensione d’invalidità, gli affitti degli alloggi, dei campi, il ricavato della stalla, delle uova, le decime dei fittavoli, tuo padre fa anche un po’ l’usuraio per  arrotondare, sì è vero qualche cosa da parte ce l’abbiamo, poveri non siamo, ma al giorno d’oggi non si può mai sapere, con quello che si sente in giro!, le disgrazie fanno in fretta ad arrivare, e allora i soldi non bastano mai!, e tu, figlio ingrato, vuoi andare a metterti nei guai con i draghi, le principesse, etc etc etc, e così sperperare il poco di sostanze che io e tuo padre abbiamo messo insieme con tanti sacrifici! Per non parlare della spada: sì, è vero, la spada del nonno ce l’avresti anche, ma bisogna farla affilare, e poi revisionare, omologare, certificare e disinfettare con i raggi gamma, e sai che il fabbro sotto casa non è molto conveniente, bisogna portarla in città, dove magari riusciamo pure a fare tutto in nero senza fattura, ma comunque anche lì son soldi! Ma tu credi che i quattrini noi li abbiamo trovati sugli alberi! Figlio mio, hai quarant’anni, devi pensare al tuo futuro, devi farti una famiglia, altro che frottole, e pensa un po’ a mettere dei soldi da parte, che non si sa mai come vanno le cose, un domani!

Il principe azzurro ci pensò, e pensa che ti ripensa, e ripensa, e rimugina che ti rimugina, e alla fine decise di, massì, tuttosommato sposarsi con la bruttina figlia del banchiere, ha ragione la mamma, e pazienza per la principessa, che se la mangiasse pure il drago.

E così il principe azzurro divenne Capo Cassiere alla banca del paese: sfilava in centro paese con un bel cavallo lucido e turbocompresso con ESP, la sua banchierina gli diede tanti bei figlioletti (tutti futuri Cassierini), che i nonni si spupazzavano sulle vegliarde ginocchia; ogni tanto perfino andavano in gita a Gardaland, vivendo tutti felici e contenti.

(Vabè, tutti felici tranne la principessa, ovviamente. E’ ancora lì che strilla “Aiuto, aiuto, aiuto!” Che secondo me, basta che chiama Striscia la Notizia, che il problema è risolto. Quanto la fa lunga.)