CSI: Fiaba n.1

L'alcolismo femminile colpisce tutte le fasce sociali.

Grissom arriva sulla scena del crimine con la barba mal curata e i capelli arruffati: l’hanno tirato giù dal letto. La scena del crimine è la Casa della Nonna, appena fuori dal bosco. Il capitano Jim Brass presidia il tutto.

“Allora, Jim, cos’abbiamo qui?”

“Un lupo, maschio, bianco, circa vent’anni, corporatura robusta, con il ventre squarciato. Dalla temperatura del fegato, rapportata alla pressione atmosferica e all’intensità del campo magnetico, il tutto correlato con minchiate adiabatiche assortite, possiamo dire che la morte risale a due ore e tre minuti fa.”

(La telecamera si sofferma lungamente sui dettagli delle trippe del lupo, sui rivoli di sangue, sullo sguardo perso nel vuoto delle pupille vuote: soggettiva di ciò che vedrebbe il lupo cadavere se non fosse cadavere).

“Ma qui, cosa ci sono? Delle impronte nel sangue, la nonna e una bambina, direi.”

(La telecamera indugia sulle impronte di sangue di un paio di pantofole di nonnina e su un paio di scarpette di bambina che, partendo dalla pozza di sangue del lupo, escono dalla casa della nonna e si perdono nel bosco).

“Dunque, vediamo un po’, la nonnina e la bambina erano nella pancia del lupo, il lupo stava probabilmente cominciando già a digerirle, quando qualcuno o qualcosa l’ha disturbato… Cosa mi dici delle ferite del lupo?”

“Le ferite all’intestino, lo squarcio intendo dire, è stato causato da un coltello professionale, probabilmente un Jacnkife AL234, in dotazione al corpo dei marines. Alcune incrostazioni di glutammato di sodio mescolato in polvere da sparo e olive ci dicono che è stato un cacciatore che stava facendo il brodo.”

“Allora, un cacciatore di passaggio vede la casa della nonna, aveva bisogno del sale per fare il brodo, non ne ha, va a suonare dalla nonna, vede aprirsi dal lupo, prima di tutto gli spara, così, per non saper né leggere né scrivere, e lo fa secco…”

(Ricostruzione filmata della scena, con soggettiva della pallottola del gaudente cacciatore che si conficca nel cranio del lupo, procurando ferite lacero-contuse giudicate guaribili in 15 giorni, e dopodiché la morte del lupo, che a quel punto non guarisce più).

“…poi, vedendone la pancia gonfia, lo squarta facendo uscire le due donne: la nonna sappiamo chi è, ma la bambina? Cosa faceva nel bosco tutta da sola? Cosa è venuta a fare dalla nonna?”

“Ehi, Capitano, venga a vedere un po’ cosa ho trovato.”

(La telecamera inquadra un cadavere nel bosco, un cacciatore con gli stivali e il gilet militare, con i topi che gli stanno divorando la faccia. Dettaglio della telecamera sui topi, mentre il loro digrignare dei denti è amplificato. Si vedono le tracce nell’erba di un’auto, probabilmente un grosso fuoristrada, che è ripartito sgommando).

“Ingegnoso. Farsi mangiare dal lupo solo per attirare il cacciatore, ucciderlo e derubarlo del suo Range Rover.”

(TAAA – TA  DAN! TAAA – TA  DAN! Parte “Who Are You”, degli Who, dall’album omonimo del 1978.)

Fiaba Piccolo Borghese n.4

L'alcolismo femminile è una piaga che si può debellare.

C’era una volta una piccola bambina di nome Cappuccetto Rosso, che doveva portare un cestino di bevande e cibo alla nonna ammalata.

La mamma le disse di non andare nel bosco e di tenersi sulla strada, soprattutto perché sulla strada al km 23 avrebbe trovato un bel negozio Conpibel, e siccome era stagione di saldi, Cappuccetto Rosso avrebbe fatto tanto bene a cambiare finalmente quell’orrido soprabitino rosso, e comprarsi chessò un bel completino, un soprabitino, un gilerino nuovo, e difatti Cappuccetto Rosso non scelse la strada del bosco, si tenne sulla statale, e al km 23 trovò l’outlet Conpibel, parcheggio non ce n’era perché era stagione di saldi e “tutto il mondo” aveva avuto la sua stessa idea, un casino di gente che non ti dico, e quindi fece marcia indietro, passò per il bosco, incontrò il lupo, etc etc etc.

(Che, se quelli della Conbipel avessero fatto un parcheggio più grosso, tutto quello che seguì non sarebbe successo, e il lupo sarebbe ancora vivo e vegeto).

Favola Tiepida n.3

C’era una volta un paese lontano perso in mezzo alle foreste, in cui allignava un grosso lupo cattivo che terrorizzava gli abitanti, non lasciava avvicinare nessuno, sbranava i bambini e toglieva l’ICI ai beni ecclesiastici così, come se niente fosse (di questo però nessuno si lamentava).

Tutto il paese era terrorizzato dal canis lupus ora pro nobis, e quindi fu chiamato un coraggioso cavaliere che venisse a uccidere la mala bestia. Il cavaliere senza macchia e senza paura partì una mattina di settembre come cantavano i Nomadi, ma poi a un certo punto perse la strada, il lupo morì di cimurro, e finito lì il discorso.