Dialoghi della conoscenza n.9

"Venezia, le scie chimiche e tu..."

“Io, adesso, non è per fare uno di quelli che dicono ‘una volta, una volta, era tutta un’altra roba’, però davvero una volta le fragole sapevano di qualcosa, adesso proprio san di niente, c’è un cazzo da fare”.

“Sti bastardi.”

“Son d’accordo.”

“Ma difatti.”

 

CSI: Fiaba n.1

L'alcolismo femminile colpisce tutte le fasce sociali.

Grissom arriva sulla scena del crimine con la barba mal curata e i capelli arruffati: l’hanno tirato giù dal letto. La scena del crimine è la Casa della Nonna, appena fuori dal bosco. Il capitano Jim Brass presidia il tutto.

“Allora, Jim, cos’abbiamo qui?”

“Un lupo, maschio, bianco, circa vent’anni, corporatura robusta, con il ventre squarciato. Dalla temperatura del fegato, rapportata alla pressione atmosferica e all’intensità del campo magnetico, il tutto correlato con minchiate adiabatiche assortite, possiamo dire che la morte risale a due ore e tre minuti fa.”

(La telecamera si sofferma lungamente sui dettagli delle trippe del lupo, sui rivoli di sangue, sullo sguardo perso nel vuoto delle pupille vuote: soggettiva di ciò che vedrebbe il lupo cadavere se non fosse cadavere).

“Ma qui, cosa ci sono? Delle impronte nel sangue, la nonna e una bambina, direi.”

(La telecamera indugia sulle impronte di sangue di un paio di pantofole di nonnina e su un paio di scarpette di bambina che, partendo dalla pozza di sangue del lupo, escono dalla casa della nonna e si perdono nel bosco).

“Dunque, vediamo un po’, la nonnina e la bambina erano nella pancia del lupo, il lupo stava probabilmente cominciando già a digerirle, quando qualcuno o qualcosa l’ha disturbato… Cosa mi dici delle ferite del lupo?”

“Le ferite all’intestino, lo squarcio intendo dire, è stato causato da un coltello professionale, probabilmente un Jacnkife AL234, in dotazione al corpo dei marines. Alcune incrostazioni di glutammato di sodio mescolato in polvere da sparo e olive ci dicono che è stato un cacciatore che stava facendo il brodo.”

“Allora, un cacciatore di passaggio vede la casa della nonna, aveva bisogno del sale per fare il brodo, non ne ha, va a suonare dalla nonna, vede aprirsi dal lupo, prima di tutto gli spara, così, per non saper né leggere né scrivere, e lo fa secco…”

(Ricostruzione filmata della scena, con soggettiva della pallottola del gaudente cacciatore che si conficca nel cranio del lupo, procurando ferite lacero-contuse giudicate guaribili in 15 giorni, e dopodiché la morte del lupo, che a quel punto non guarisce più).

“…poi, vedendone la pancia gonfia, lo squarta facendo uscire le due donne: la nonna sappiamo chi è, ma la bambina? Cosa faceva nel bosco tutta da sola? Cosa è venuta a fare dalla nonna?”

“Ehi, Capitano, venga a vedere un po’ cosa ho trovato.”

(La telecamera inquadra un cadavere nel bosco, un cacciatore con gli stivali e il gilet militare, con i topi che gli stanno divorando la faccia. Dettaglio della telecamera sui topi, mentre il loro digrignare dei denti è amplificato. Si vedono le tracce nell’erba di un’auto, probabilmente un grosso fuoristrada, che è ripartito sgommando).

“Ingegnoso. Farsi mangiare dal lupo solo per attirare il cacciatore, ucciderlo e derubarlo del suo Range Rover.”

(TAAA – TA  DAN! TAAA – TA  DAN! Parte “Who Are You”, degli Who, dall’album omonimo del 1978.)

Panino al PIL n.3

Il frullatore è un gran viaggio da signore

Non pensava che sarebbe finita in quel modo, in quel vicolo oscuro che sapeva di piscio e di spazzatura, in quella notte dal cielo lontano e sfilettato come un branzino, e tutta quella pioggia che cadeva bagnata e liquida, e lui accoltellato e derubato e lasciato a morire per terra come un cane, solo che i cani non portano i portafogli e quindi difficilmente li derubano, porci maledetti, e nessuno che passi e si fermi, nessuno per strada sotto la pioggia battente eh?, carogne, passasse almeno un ghisa, eh, ma è così, quando serve un vigile non c’è mai saltano fuori solo per fare le multe,  ed è proprio così che finisce, lui che si tiene le trippe mentre quelle grondano sangue che va via nella pioggia, e il suo più grande rimpianto non fu quello di non poter più  vedere la sua Nora, no, e non fu neanche il dispiacere infinito di non rivedere neanche una volta sua figlia che ormai era lontana chissà dove, e il suo più grande rimorso non era neanche quella volta che aveva picchiato suo padre ormai vecchio e indifeso, no, e neanche i lunghi anni di carcere e la gamba amputata e l’occhio di vetro e tutto quel sangue che scorreva via giù nel tombino che avrebbe potuto donarlo per le trasfusioni, no, neanche quello era il suo rimpianto più grande: il suo rimpianto più grande era un dolore cupo e sordo che aveva lì, dove finisce il cuore e comincia l’intestino tenue, era il dolore assoluto e definitivo della consapevolezza piena di non aver mai potuto contribuire in modo adeguato alla crescita del PIL.