Il viandante che arrivi nella città di Perelia da distante la vede con le sue mura scintillanti, le sue cupole ricoperte di smalti e lapislazzuli, i suoi grattacieli di specchi e le antenne transoceaniche. Uno Zeppelin è appena attraccato a uno di quei alti pennoni.
Ma quando di avvicina il pellegrino in realtà si accorge delle grandi crepe nelle mura stinte, della cartapesta delle chiese abbandonate. I fulgidi grattacieli sono in realtà ciminiere puzzolenti.
Quando il viandante ormai varca porta delle mura luride lorde di piscio, il disinganno è completo e la delusione è tanta: in realtà Perelia è una città di catapecchie pulciose, tutto è cadente e marcio, e lo Zeppelin lassù è solamente una nube di Policloroetano Puteolante, un grosso siluro di sterco gassoso che tutto sovrasta.
Perelia città ingannatrice, oppure il viaggiatore deve smetterla con gli stupefacenti giamaicani?